La scorsa settimana il consiglio regionale ha approvato il DDL ‘Riuso’ destinato a sostituire le norme del piano casa di cui alla lr 20. La legge dovrebbe essere pubblicata sul BUR di giovedì prossimo 4 ottobre. Poiché il Consiglio non ha disposto in sede di approvazione finale l’urgenza, la nuova disciplina entrerà in vigore dopo 15 giorni dalla pubblicazione sul BUR.
“E’ di fondamentale importanza che i cittadini ed i professionisti del settore siano informati del fatto che l’efficacia delle nuove norme comporterà la disapplicazione delle facoltà riconosciute dalla lr 20 sino al momento dell’adozione da parte dei consigli comunali dei provvedimenti applicativi previsti dalla nuova norma” – dichiara il vice presidente del Consiglio Franco Graglia.
Questa infatti è l’inevitabile conseguenza della scelta operata dalla Giunta e condivisa dalla maggioranza, di disporre che gli incentivi previsti in sostituzione di quelli del tradizionale Piano Casa non siano auto-applicativi ma subordinati all’assunzione di delibere con cui i consigli comunali stabiliscano su quali aree ed edifici siano applicabili o esclusi, con la specificazione anche degli interventi. Poiché dall’efficacia della norma la lr 20 è abrogata, è automatico che la vecchia disciplina non si applica più e la nuova non ancora: dunque si bloccano gli interventi di riuso.
“E’ uno dei problemi più gravi che ho contestato rispetto alla proposta della maggioranza e dal Movimento 5 Stelle– prosegue Graglia. Per questo ho presentato un emendamento con il quale si prevedeva che le norme finora applicate restassero in vigore sino al momento dell’adozione delle delibere comunali per un periodo di un anno. In questo modo non si privava il settore dell’edilizia di questa possibilità operativa che è stata essenziale in questi anni di crisi specie per le piccole imprese artigianali, ma anche per i bilanci dei Comuni, che hanno registrato entrate di oneri di urbanizzazione altrimenti impossibili da conseguire senza varianti. Come sempre però la maggioranza è stata sorda, benché questo effetto vada chiaramente in senso contrario rispetto alle finalità dichiarate”.
La norma approvata fa però salve le procedure attivate sino al momento dell’entrata in vigore, procedure che potranno essere definite sulla base delle normative previste al momento della presentazione.
“Si tratta di una possibilità di appena 15 giorni ma assolutamente da sfruttare – prosegue Graglia – perché non è prevedibile che le delibere ora richieste vengano assunte in tempi rapidi. Anche in considerazione del fatto che molte Amministrazioni sono in scadenza. Occorre infatti considerare che la massa dei comuni piemontesi sono di piccole dimensioni e non hanno le strutture tecniche idonee per provvedere all’elaborazione di atti che devono essere motivati su base tecnica in maniera esplicita. Perché deliberazioni non motivate potrebbero determinare impugnative da parte degli esclusi. E’ vero che la norma prevede che anche chi è fuori dalle aree di applicazione possa presentare progetti: i Comuni devono però decidere entro 120 giorni dalla presentazione con delibera di consiglio ed in caso di mancato accoglimento, il silenzio comporta il diniego al progetto. Una procedura pericolosa: perché un cittadino che ha speso per far predisporre un progetto probabilmente spenderà anche per impugnare ed in mancanza di motivazioni espresse si rischiano condanne e danni. Veramente i nostri sindaci non avevano bisogno di questa nuova grana. Ed è per questo che ho contrastato l’approvazione del testo proposto dalla Giunta con emendamenti volti a correggere i problemi più grossi: ma sono stati accolti solo in minima parte e non sui punti rilevanti. Un vero peccato, non per me, ma per i cittadini, gli operatori del settore ed anche per i Comuni”.