ALIMENTI BIO, RUFFINO: REGIONE ATTUI POLITICHE PER GARANTIRE AI PIEMONTESI LA PROVENIENZA E LA QUALITA’ DEI PRODOTTI BIOLOGICI

“Propongo alla Regione Piemonte di inserire tra le priorità della propria agenda politica azioni volte a garantire la provenienza e la qualità dei prodotti biologici distribuiti nel nostro territorio”. A sostenerlo è la vicepresidente del Consiglio Regionale, Daniela Ruffino, che ha presentato una interrogazione in merito a Palazzo Lascaris.

“Apprezzo gli sforzi dell’assessore di difendere le politiche finora messe in atto, a livello nazionale e locale – spiega l’esponente regionale -. E’ evidente però che esistono delle criticità che meriterebbero una risposta seria. Si pensi al caso nel quale è bastato cambiare un numero identificativo per spacciare 11mila tonnellate di grano convenzionale in grano d’alta qualità. Vi è poi la questione di enti che dovrebbero certificare i prodotti, qualificandoli come bio, e che sono di proprietà di consorzi d’imprese composti dalle stesse aziende che vengono certificate. Quest’ultimo è un problema annoso ancora irrisolto che mette a rischio quella sicurezza nella certificazione dei prodotti che dovrebbe costituire la base per fondare la fiducia dei consumatori sulla qualità di questi alimenti e che porta quasi a pagare di più tali beni per assicurarsi alimenti più salubri. Sicuramente è positivo che siano avvenute nel 2015 dieci verifiche ispettive da parte degli Organismi di Controllo di tipo privato, ma c’è la necessità che la Regione vigili e che tali controlli vengano intensificati e non fatti solo a campione”.

Conclude Ruffino: “Sicuramente gli istituti della ‘Banca Dati Vigilanza’ e del SIB, cioè una gestione informatizzata della notifica di attività con metodo biologico sono elementi importanti, ma servono a poco senza adeguati controlli che tutelino il consumatore sulla qualità realmente bio dei prodotti qualificati come tali. La Regione Piemonte dovrebbe candidarsi ad essere ente capofila in questo ambito visti anche i numeri di produttori bio che a loro volta debbono essere tutelati contro la concorrenza sleale di produttori che si fregiano di una etichettatura che non competerebbe loro”.